Sconfisse il cancro a 9 anni e insegue il suo sogno: ballare con Bolle

Sconfisse il cancro a 9 anni, a 18 fa danza e insegue il suo sogno: ballare con Roberto Bolle

Ha sconfitto il cancro a nove anni e ora ne ha 18, studia danza all’Accademia dell’Opera di Vienna e ha un sogno: diventare una stella come Roberto Bolle. Il riminese Matteo Magalotti ha deciso di raccontare la sua storia. 

Matteo Magalotti

Matteo Magalotti

Scoprì l’amore per la danza a 5 anni e la madre lo iscrisse ai primi corsi. Poi, nel dicembre 2007, cominciarono i problemi: «Emerse che avevo un linfoma non Hogkins. Trascorsi in ospedale il mio nono compleanno, il 6 gennaio 2008, e rimasi ricoverato per sei mesi, fino al 3 giugno». In quei mesi i medici dell’Oncoematologia pediatrica di Rimini, dove si presentano circa 30 nuovi casi l’anno, si presero cura di Matteo e il linfoma cominciò a regredire, fino a sparire dopo il secondo ciclo di cure. Così sono ripresi la vita, la scuola e i corsi di danza affiancando il balletto classico ai corsi di moderno.

«Fin da piccolo, appena sentivo la musica, mi mettevo a ballare. – racconta Matteo – Mia mamma, tanto per provare, mi iscrisse in una piccola scuola di danza. È stato l’inizio della passione».

Matteo Magalotti

Matteo Magalotti

Al momento delle scuole superiori, a 13 anni, Matteo è stato selezionato in tre accademie: a Firenze, a Cannes e a Vienna, che ha scelto di frequentare. La scorsa estate ha partecipato a una ‘Intensive summer school’ a San Francisco. A Rimini Matteo torna per Natale, Pasqua e l’estate. Della malattia ha perfino colto gli aspetti positivi: «Mi ha maturato molto, mi ha aiutato a crescere e mi ha dato una carica in più che mi è servita anche nella danza e nella decisione di partire per Vienna a 13 anni. È stata dura certo […] Vedere mia madre, che mi è stata sempre vicino, che passava le giornate in ospedale con me e che di notte piangeva… Ma quell’esperienza è stata, a suo modo, un trampolino di lancio per la vita. E mi sento anche pronto a raccontarla perché è parte di me, e per aiutare i bambini e i ragazzi che hanno una malattia oncologica: non solo la malattia la si può vincere ma, con l’aiuto del personale medico e sanitario e delle persone care, la si può anche piegare a proprio vantaggio. Ora posso dire che senza quell’esperienza non sarei quello che sono».


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